Monasteri
Il Monastero di Rifalce
Sembra che fin dall'anno 962, chiamati dai Marchesi Bourbons, i Monaci della famosa abbazia di Petroia, fondata da Guido il Grande, si stabilissero a metà del monte di Rifalce e qui fondassero un monastero a cui diedero il nome di Monastero di San Benedetto loro fondatore. I monaci furono di grande aiuto per la popolazione della valle sia nel dissodare terreni che nel civilizzare gli abitanti seguendo la norma ideale del loro fondatore:"Prega e lavora". Rimasero a Rifalce fino al 1300, anno in cui si ritirarono a Petroia. Al loro posto subentrarono i Gesuiti che lasciarono Rifalce in un periodo non precisato. L'abbazia divenne commenda cardinalizia fino al 1816, quando fu concessa in enfiteusi per 99 anni ai signori Mazzi che l'affrancarono dal governo italiano. I beni dell'Abbazia consistevano in 10 poderi. Varie sono state le vicende della Chiesa dell'abbazia. Nel 1524 fu ricostruita come si può leggere in una lapide ivi murata. Nel XVII sec, i Gesuiti ancora presenti furono riuniti agli Agostiniani di Castiglion del Lago e nel 1776 l'abbazia ed i suoi beni furono presi in affitto dai signori Scarpaccini che ricostruirono la Chiesa "in proporzioni più ristrette" . Già agli inizi del 900 dell'abbazia appena se ne conoscevano le vestigia, mentre la Chiesa fu demolita e le cose che le appartenevano furono portate dai Mazzi a Case Vecchie.
Il Monastero di Ginezzo
Le prime notizie risalgono all'anno 1198 col nome di "Monasterium de Geneccio" appartenente alla diocesi aretina. Questa Badia di Ginezzo, appartenente all'ordine camaldolese era dedicata alla Natività della SS.Vergine, ed essendo stata abbandonata dai monaci , fin dall'anno 1515 fu unita al Capitolo della Cattedrale di Cortona con i suoi beni, per opera del del Signor Cardinale Silvio Passerini. Le case furono aggregate alla cura di Casale. Successivamente fu concessa a livello perpetuo ai Monaldi di Teverina.
Il Monastero di Val di Rosa
Anche in Val di Rosa, alle falde del monte Protino, vennero i monaci. Non si conosce l'anno della loro venuta, ma secondo il Muzi, vescovo di Città di Castello, arrivarono intorno all'anno 1000 con il loro fondatore San Romualdo. Il Santo, poi sembra si recasse a Preggio, dove fondò un monastero. I Monaci intorno all'anno 1822 vendettero i loro beni alla famiglia Mazzi e comprarono una tenuta in località La Serra. Si dice che "si allontanarono di soppiatto, anzi furtivamente portando via le spoglie del beato Bucarello o Bigarello venerato nella loro chiesa e tanto caro alla gente del posto.