Chiesa di San Nicolò
In località Val di Rose, vicino alla frazione di Crocicchie, nel comune di Lisciano Niccone si trova la chiesa di S. Nicolò che custodisce una pala di scuola raffaelliana dipinta, intorno al 1515, da Eusebio di Jacopo di Cristoforo detto da Sangiorgio.
Il dipinto "Madonna con il Bambino tra San Nicola di Bari, il beato Bucarello, la beata Francesca Romana e San Romualdo" è tra le opere esposte alla Mostra del Pintoricchio alla Galleria Nazionale dell'Umbria (sala 27), che è stata prorogata sino al 31 agosto 2008.Il dipinto, riferito per la prima volta a Eusebio da Umberto Gnoli e ribadito come tale da Assunta Pallottelli, risulta essere stato lungamente ignorato dalla critica, plausibilmente anche a causa della posizione isolata in cui è relegata la chiesa di San Nicolò.
Si tratta di un opera interessante, che sembra contrapporre un piccolo gruppo con la Madonna di Sant'Agostino, oggi presso la Galleria Nazionale dell'Umbria, dipinta su commissione di tal Bartolomeo di Lorenzo tra il 1506, anno del contratto di allocazione, e il 1514- stando ad alcune controversie giuridiche tra il pittore , il committente e il "carpenatrius" Gherardo di Taddeo (Urbini, Teza)-, e la Madonna degli alberelli , alui affidata nel 1508 dalla confraternita dei disciplinati di san Benedetto a Porte Sole, anch'essa ora in Galleria Nazionale (Sartore).
Le tre pale d'altare denotano palesi influenze derivanti da tavole affini realizzate da artisti guida quali Perugino e Raffaello. Infatti la composizione della scena, con i santi disposto intorno a un trono rialzato da un basamento ligneo caratterizzato dai due gradini frontali, è la medesima della Pala dei Decenviri del Vannucci, dipinta apartire dal 1495 per la cappella del Palazzo dei Priori, e della Pala Ansidei del Sanzio, di circa un decennio più avanzata e destinata all'omonima cappella della chiesa di San Fiorenzo dei Serviti di Perugia.
La tavola di Eusebio, sebbene secondo Gnoli ultimata con il contributo di uno "scolaro" (Gnoli), si caratterizza per alcuni spunti piuttosto aggiornati, come il Bambino, che cita in controparte la posa a gambe incrociate di quello della Pala Ansidei, e il Benedetto, improntato sul vigore plastico e l'imponenza di quelli dipinti da Luca Signorelli A Monteoliveto, tra la fine del Quattro e gli inizi del Cinquecento, a esso simili finanche nella sovrabbondante ampiezza delle maniche della tunica. Pintoricchiesca è invece la dalmatica del san nicola, impreziosita dai ricami geometrici della bordura e dai raffinati racemi del tessuto, con motivi decorativi che richiamano in causa piuttosto direttamente il san Lorenzo della spellana Pala di sant'Andrea, opera documentata come di collaborazione tra Bernardino di Betto ed Eusebio, all'interno della quale il contributo di quest'ultimo è individuato da Pietro Scarpellini negli angeli, nel san Ludovico, nel san Francesco e proprio nel san Lorenzo, sulla veste del quale vi sarebbe un intervento Pintoricchio da limitarsi tuttavia al solo virtuosismo della scena con il martirio del santo (Scarpellini, Silvestrelli), lasciando in tal modo la responsabilità della raffinata decorazione del paramento ad Eusebio, come sembrerebbe del resto confermare pure questo accostamento.
Assolutamente convincenti sono i confronti con le altre due Madonne in trono menzionate, in particolare con quella "degli alberelli", dove il gruppocon la Madonna con il Bambino di denota consonante al punto da lasciar supporre la derivazione da un medesimo cartone. Difatti la posa del Bambino benedicente, il modo in cui sostiene il libro, la veste e l'aureola sembrano i medesimi, come pure il viso, la strana articolazione della mano sinistra i panneggi della Vergine, dipinti questi ultimi nella pala di Val di rose con i risvolti della federatura del manto in contrasto, anzichè del medesimo colore come in quella "degli alberelli".
Articolo di Francesco Ortenzi - Gnoli 1923, p 105; Pallottelli, in Mancini, Scarpellini1983, p34; Silvestrelli, in La Pittura in Italia 1988, pp.707-708; Todini 1989, I, p.66